Episodio 10 - La Fata Eolica
Ce l’avevano fatta! Insieme a Shukko e Giacomino, Iride ripercorreva a grandi passi il percorso che li aveva portati nel Regno Alternato, per tornare finalmente a casa.
“A casa, presto saremo a casa” continuava a ripetersi, pregustando il lungo abbraccio che Nonna Alice gli avrebbe riservato. Ormai erano giunti alla radura nella quale avevano incontrato Shukko per la prima volta: rividero il sasso dietro al quale si erano conosciuti, quello che il piccolo Giacomino pensava fosse un sasso parlante. Iride e Shukko si guardarono: lì tutto era cominciato ed ora davanti a loro si presentava probabilmente il capitolo più difficile, ma più avvincente della loro storia.
“Ed ecco davanti a voi, l’arcobaleno grigio! Signore e signori solo per voi, questa sera sui vostri schermi, la cupola della penombra!” declamò Giacomino, con la sua solita verve, come se stesse presentano un ospite speciale, ad un talk show della sera. Eccola lì: nella luce del tramonto si stagliava proprio davanti ai loro nasi l’enorme cupola che teneva il Regno di Statica lontano dal sole e dai cieli stellati.
“Andiamo” Iride si incamminò, seguita da Giacomino e Shukko, proprio verso il punto dal quale, poche settimane, prima erano riusciti a scappare.
“OH-OH” esclamò Giacomino.
“Oh-oh” ripetè Iride.
La Cupola si era perfettamente rimarginata: non si scorgeva più nemmeno una piccola crepa.
“Sicuri che fosse proprio questo il punto?” chiese Shukko.
“Assolutamente” risposero in coro gli altri due.
“Beh, ma tu hai il Cavo Magico ora! Cosa aspetti?” incalzò Giacomino.
Iride guardò Shukko per trovare conferma, il quale rispose con un cenno di assenso. Prese così dalla sua borsa il filo argentato che l’Elettropetauro aveva donato loro e, facendo attenzione a non rovinarlo, lo appoggiò ai piedi della cupola.
Istintivamente i tre fecero un passo indietro, aspettando una mirabolante reazione energetica… che… non arrivò!
“Che vada caricato in qualche modo? Proviamo a posizionarlo meglio? Hai avuto istruzioni precise? Sicura di usarlo in maniera giusta?” Giacomino era già partito con la sua solita raffica di domande, e si affaccendava come un pazzo, provando in mille modi a posizionare il Cavo Magico sulla cupola.
Iride in quel momento perse tutto il suo ottimismo: aveva fatto tanta strada, aveva tante speranze e pensava finalmente di avercela fatta. Invece il Cavo Magico sembrava rotto, la cupola si era richiusa e probabilmente non avrebbe mai più rivisto nonna Alice. Al solo pensiero sentì le lacrime riempirle gli occhi.
“Non ti preoccupare, Iride” disse Shukko posandole una mano sulla spalla “Troveremo una soluzione”. A quelle parole le lacrime cominciarono a scendere copiosamente.
“E se non dovessimo riuscirci?”
“Oh, vedrai. Insieme troveremo il modo” e sorrise. I sorrisi di Shukko erano come gli arcobaleni: rari, ma con la capacità di riempirti il cuore.
“Dormiamoci su, siamo stanchi, vedrai che domani mattina sapremo che fare, Giacomino, vieni”. Poiché nessuno sapeva dire di no a Shukko, i tre si ritrovarono accampati poco distanti della cupola. Mentre erano sdraiati sull’erba, Iride prese tra le mani il ciondolo che Nonna Alice le aveva dato prima di partire. Non le era mai servito: lei, Giacomo e Shukko se l’erano sempre cavata, ma questa volta sentiva di aver bisogno di aiuto. Stringendo il ciondolo, si addormentò sperando che Mastro Lumen si facesse vivo nei suoi sogni per qualche saggio consiglio.
Sì svegliò di soprassalto, sentendo una mosca sul naso. Shukko e Giacomino si erano già alzati: era mattina e non aveva fatto nessun sogno. Presa dallo sconforto Iride si alzò sbracciandosi per cacciare questa moschina insistente che proprio non voleva lasciarla in pace.
“Ma insomma, bambina, vengo in tuo aiuto e tu mi tratti così?” Sentì pronunciare da una vocina piccola piccola.
“MA, ma chi sta parlando?”
“Aspetta, ora riprendo le dimensioni normali!” Con uno scoppio improvviso, la mosca si tramutò in una fatina dai lunghi capelli ricci e azzurri, con delle strane ali che al posto di aprirsi e chiudersi come quelle di una farfalla, giravano come uno grosso ventilatore.
“Sono la fata Eolica, la fata dell’energia del vento e di tutte le fonti che si rinnovano. Mastro Lumen mi ha detto che hai bisogno di aiuto: sono venuta a portarti un regalo...”
“Oh, cielo! Ti ringrazio! Non capivo proprio come far funzionare il Cavo Magico! Di cosa si tratta? Una pila? Una ricarica? Una magia?”
“Oh cara la mia bambina, niente di tutto ciò: l’unico regalo che posso farti è la consapevolezza”
“LA CONSA-COOSA?” la voce inconfondibile di Giacomino arrivò proprio alle spalle della fata, che azionando le sue ali, fece un giro su se stessa e guardò i nuovi arrivati con un sopracciglio alzato.
“CON-SA-PE-VO-LEZ-ZA, ho detto!”
Shukko incredulo, fece un inchino “Fata Eolica, quale onore”.
“Il piacere è mio, ma ora non abbiamo proprio tempo per i convenevoli!”
“E che forma ha questa consapevolezza?” chiese Iride
“La forma che desideri bambina: la consapevolezza è già dentro di te, il mio compito è solo di fartela ricordare. Iride, tu metterai fine all’Era della penombra, ma sarà tutto inutile senza la consapevolezza.”
“Fata Eolica, mi spiace ma non capisco… cosa significa?”
“Significa che l’energia tornerà nel Regno di Statica solo quando i suoi abitanti saranno consapevoli di usarla. Potranno utilizzarla ogni volta che ne avranno bisogno ma non dovranno mai darla per scontata. L’energia non va sprecata, mai. Ogni volta che si spreca energia il nostro pianeta ne soffre e le streghe mangia energia ne traggono vantaggio. L’energia senza la consapevolezza della sua preziosità, è totalmente inutile.”
Mentre ascoltava le parole della Fata, improvvisamente Iride capì e tutta la confusione che le regnava in testa sembrava essersi risolta come un puzzle appena completato.
“Penso di aver finalmente capito come usare il Cavo Magico, ma ci serve un piano. Giacomino nel tuo cestino dovrebbero esserci della carta, fanne tanti bigliettini, ne avremo bisogno. Ci muoveremo questa sera in modo da non destare sospetti con l’apertura della cupola. Fata avremo bisogno anche del suo aiuto, mentre noi tre dovremo dividerci. Ecco cosa faremo!”
E così si misero al lavoro sul piano che avrebbe finalmente riportato la luce nel Regno di Statica.